Nota dell'autrice: premetto che tutto quello che ho scritto l'ho inventato di sana pianta. ^^, mi sono sempre chiesta che fine avesse potuto fare Girodel e questa storia mi è uscita spontanea. Spero di non aver deluso le speranze di nessuno, anche se....beh, leggetela e sappiatemi dire.
 
Il destino di Girodel
 
 
Il capitano delle guardie reali Victor Clemente de Girodel tornò in caserma, bagnato fradicio.
Dopo aver passato il comando al suo vice, il tenente Clebert, si chiuse nel suo ufficio e cercò di asciugarsi alla bell’e meglio.
Aveva il cappello zuppo di pioggia, la giacca gli si era incollata addosso e ad ogni passo, con gli stivali, lasciava per terra una pozzanghera d’acqua.
Si tolse la giubba e il cappello e li gettò di malavoglia sulla sedia.
Prese una salvietta e cominciò a strofinarsi i lunghi capelli castani.
Andò alla finestra e guardò fuori.
I soldati si stavano affrettando a rientrare nella caserma: quel giorno sembrava che avessero aperto le cataratte del cielo, veniva giù che Dio la mandava.
Sospirò, pensando a ciò che gli aspettava ora.
Il generale Bouillet avrebbe presto saputo che lui non aveva obbedito al suo ordine.
Le guardie reali non dovevano mai lasciare Versailles, ma quel giorno era successa una cosa imprevedibile che li aveva costretti a muovere verso Parigi.
Alcuni soldati della guardia parigina si erano rifiutati di obbedire agli ordini del re ed avevano aperto le porte dell’assemblea nazionale anche ai deputati del terzo stato.
Il generale aveva allora dato ordine alle guardie reali di andare a Parigi e, se fosse stato il caso, di aprire il fuoco.
Stava per scoppiare qualcosa, lui lo sapeva bene, se lo sentiva.
Erano partiti in assetto da guerra e quando erano giunti a Parigi, si era accorto che la situazione era più grave del previsto.
In cuor suo non avrebbe mai voluto ubbidire a quell’ordine ma, se fosse stato necessario l’avrebbe dovuto fare…e stava per farlo quando…
Quando era arrivata lei.
Senza pensarci due volte gli si era parata davanti, facendo scudo col proprio corpo ai cittadini inermi.
Lei era fatta così.
Quando credeva in qualcosa, quando pensava che per quel qualcosa valesse la pena di vivere e morire, allora non aveva esitazioni.
Fin da quando lui l’aveva vista per la prima volta, quel lontano giorno di giugno, ancora ragazzina, nel viale che portava al palazzo reale di Versailles, mentre lo aspettava per misurarsi con lui.
Non aveva paura.
No.
Lei non aveva paura di nulla e mai ne avrebbe avuta.
Ne avevano passate tante assieme, nello stesso reggimento…
Lo sguardo che oggi aveva letto nei suoi occhi, era esattamente lo stesso che aveva quel giorno d’estate quando l’aveva sfidato, lontano dagli occhi critici della corte.
<<Dovete prima fare fuoco su di me, comandante Girodel>>
gli aveva detto oggi.
Non aveva esitato a mettersi difronte a lui, con le braccia allargate, indifesa e pronta a tutto.
Ma come avrebbe mai potuto, lui, sparare sulla donna che amava?
No, non l’avrebbe mai fatto.
Piuttosto avrebbe disobbedito agli ordini del generale suo superiore, cosa che infatti era successa.
<<Vi ringrazio, comandante, vi ringrazio a nome della nostra antica amicizia>>
<<Madamigella Oscar, lo sapete benissimo che io…farei qualsiasi cosa per voi…>>
gli aveva detto.
Ed era così.
Lui amava quella donna.
Da sempre.
Un giorno ebbe anche la pazza convinzione di poterla avere e ne aveva chiesto la mano a suo padre, il generale Jarjayes, che aveva acconsentito.
Ma lei invece aveva rifiutato, andando contro alle decisioni paterne.
Quel rifiuto l’aveva disarmato anche se, in verità, se lo aspettava.
Per un attimo aveva creduto possibile che il sogno di poter sposare e vivere con quella splendida donna si realizzasse, ma presto si era ricreduto.
O forse la verità era che aveva finto di crederci.
Oscar è una creatura indipendente.
Oscar è solo e semplicemente Oscar.
Non si può pretendere da lei un comportamento comune alle altre donne.
Oscar vive solo per Oscar.
Improvvisamente gli venne paura.
Temeva per la vita di lei che, inesorabilmente, amava con tutto il cuore.
La situazione della Francia era sempre più tragica. Si andava verso una rivolta popolare, una rivoluzione.
Le guardie nazionali erano carne da macello, erano coloro che, in caso di guerre e rivolte, erano schierate in prima linea.
Poteva succedere qualsiasi cosa ad Oscar dal momento che lei era il loro comandante.
E lei non si sarebbe tirata indietro mai.
Bussarono.
<<Comandante Girodel, il generale Bouillet desidera che facciate rapporto immediatamente>>
Ecco. Era giunto il momento. Che cosa avrebbe raccontato al superiore?
Non ho sparato perché davanti a me avevo la donna che amo!
Se gliel’avesse chiesto avrebbe sicuramente risposto così.
Poco gli importava della forma e del giudizio degli altri, la verità era solo questa.
<<Grazie, avvisate il generale che vado immediatamente nel suo ufficio>>
Prese la giubba ancora bagnata, se la infilò e si richiuse la porta dietro di se’.

**

<<Comandante Girodel! Come è stato possibile! Vi siete rifiutato di eseguire i miei ordini!>>
<<Generale Bouillet...>>
<<Fate silenzio comandante! Non vi ho ancora dato il permesso di parlare! Il vostro è stato un comportamento scandaloso! Un comportamento che vi raccomanda alla corte marziale! Dovete imparare, voi giovani, a non discutere gli ordini dei superiori!>>
Girodel taceva, ma non per il timore delle minacce del generale.
Taceva perchè non aveva nulla da dire, tutte quelle parole gli scivolavano addosso come la pioggia.
Non gli sarebbe importato nulla se l’avessero sospeso dall’incarico di comandante delle guardie reali. Gli poteva dispiacere solo per suo padre. Ma non rimpiangeva la sua decisione. Mai avrebbe potuto aprire il fuoco su Oscar.
<<Comandante Girodel - incalzò il generale - ora, di grazia, spiegatemi>>
<<Generale, non ho nulla da dire in mia difesa. Ho disobbedito ad un vostro ordine e merito la punizione che volete infliggermi. Non ho scusanti. Ma...ma non ho nemmeno rimpianti>>
<<Che volete dire, comandante, che lo rifareste? Che non temete la corte marziale?>> chiese il generale Bouillet esterrefatto.
<<No, signor generale. Non temo la punizione perchè io..>> esitò e abbassò la testa
<<Bene, comandante Girodel - lo interruppe il suo superiore - in questi ultimi giorni ne ho viste così tante che una in più o una in meno, non mi fa differenza. Voi giovani....- si interruppe e si accomodò meglio sulla poltrona - voi giovani siete delle teste calde! Ma dovete imparare che...- sbuffò - lasciamo stare, potete ritirarvi ora, consegnate la spada e andate a casa. Sarete informato sui provvedimenti del caso>>
<<Bene signore>> fece dietro front e uscì dalla stanza.
Non mi importa, non mi importa più di nulla, Oscar, se non posso stare con voi.
Passarono i giorni senza che ricevesse alcuna notizia circa la sua punizione.
Un giorno arrivò un messo dal quartier generale.
<<Conte Victor Clemente de Girodel, per ordine di sua Maestà il Re, siete confinato nelle vostre proprietà, nella Borgogna, fino a nuove disposizioni>>
Ascoltò tutto in silenzio e abbassò la testa.
<<Bene, partirò immediatamente>>
Il re era stato alquanto magnanimo con lui, avrebbe forse meritato la Bastiglia.
Dopo aver radunato poche cose, si accinse a partire.
Salutò la madre in lacrime e mandò un saluto anche al padre che, dopo quello che era successo, si rifiutava di rivolgergli la parola.
<<Madre, stategli vicina>>
<<Victor, abbi cura di te, figlio mio ....>>
<<Non addoloratevi per me, io non ho rimpianti. Rifarei esattamente ciò che ho fatto>>
<<Quella ragazza è veramente importante per te Victor?>>
<<....madre, non ne parliamo più per favore, addio>>
Spronò il cavallo e partì assieme al suo attendente.

Era già passato un po’ di tempo da quando era arrivato in Borgogna, ma non aveva avuto più notizie dal quartier generale.
Sua madre provvedeva invece a tenerlo costantemente informato sugli eventi, l’ultima sua lettera esprimeva preoccupazione e timore che le cose volgessero sempre più al peggio.
Victor, la situazione non è positiva.
Il rumore degli spari che provengono da Parigi si odono fino a casa nostra.
Tuo fratello Gaston è stato richiamato ieri.
Non te l’avevo detto? Ha avuto il tuo incarico, Victor.
Gaston era suo fratello minore. Era molto in gamba e meritava quel posto.
Non so se riuscirò a scriverti ancora così frequentemente Victor, ormai la posta è controllata.
Quella era stata l’ultima lettera di sua madre.
Erano passati alcuni giorni e nulla era più pervenuto, tranne che le brutte notizie dalla fermata di posta del paese.
Un giorno il suo attendente tornò a casa trafelato.
<<Conte!! Conte Girodel!! La Bastiglia, la Bastiglia è caduta!>>
Rimase di sasso. La rivoluzione. Non c’era dubbio.
Il suo pensiero corse alla madre, al padre, al fratello e...ad Oscar.
Oscar era in prima linea. Oscar poteva essere in pericolo.
<<Preparatemi il cavallo, devo andare, torno a Parigi>>
Quando giunse nei pressi della sua casa, una densa colonna di fumo si levava in alto.
Scese da cavallo e lo spettacolo che vide era tremendo.
La sua casa...non c'era più.
Si avvicinò, con la morte nel cuore, alle rovine che gli stavano davanti.
Entrò in quella che una volta era la residenza della famiglia de Girodel.
Non c'era più nulla, nient'altro che ammassi di legna bruciati e ancora fumanti.
Era chiaro cos'era successo.
All'interno della casa tutto era distrutto e il suo cuore si riempì di una tristezza atroce.
Raccolse un pezzo di stoffa bruciacchiata da terra e lo strinse nelle mani.
Pregava per i suoi genitori, per suo fratello e per tutte le persone che lavoravano per loro.
Madre, dove siete, padre, Gaston, dove sono tutti, dove sono tutti!!!!
Era terribile. Una sensazione orrenda, non sapere esattamente cosa ne era stato di loro.
<<...conte....conte Victor....>>
Una voce incerta lo fece voltare
<<Gouleme! Gouleme! siete voi!!>>
<<conte Victor...>>
Il servitore si accasciò per terra, in ginocchio di fronte a lui.
<<Che cosa è successo Gouleme!?>>
<<Sono arrivati fino qui, conte, Hebert e i suoi! Li hanno portati via tutti! Vostra madre, vostro padre!>>
<<Dove li hanno portati?!>>
<<Non lo so conte, io...io..non ho visto..parlavano del Tempio...il Tempio...>>
Girodel rabbrividì.
<<Oh mio Dio! >>
La prigione del Tempio era tristemente nota per essere una delle prigioni più tetre e malsane di Parigi e là dentro, la salute cagionevole della madre, si sarebbe ulteriormente aggravata.
<<Scappate conte! Scappate, tornate in Borgogna!!!>>
<<Gouleme, andiamo, venite con me>>
Girodel tentò di far forza all'uomo che, visibilmente scosso, si era inginocchiato a terra, come per invocare il suo perdono.
Quando uscì, si riempì i polmoni d'aria. Respirò intensamente.
<<Raccontami, Gouleme. Cosa è successo qui?>>
<<E' stato tremendo signor conte, tutte le case qui attorno sono state date alle fiamme, tutti i proprietari sono stati portati via e chi faceva resistenza è stato ucciso>>
Girodel si sentì tremendamente in colpa per non essere stato presente nel momento in cui erano entrati in casa sua.
<<Mia madre, è stata portata via?>>
<<Si signore, anche vostro padre....mentre vostro fratello.....>>
<<Gaston....>>
Girodel capì
<<Signore, il signorino Gaston si è opposto strenuamente a Hebert. Ha tentato di proteggere vostra madre ma loro.....signore....l'ho sepolto io, sotto l'abero. Non lo troveranno signore, ora non lo troveranno più>>
Girodel ripensò a suo fratello. Lo immaginava mentre, coraggiosamente, difendeva la madre, lo immaginava con la spada in mano, mentre si batteva contro quelle bestie assetate di sangue.
Gaston era sempre stato così. Ed era morto da eroe.
<<Gouleme, sai...sai niente dei Jarjayes?>>
<<Ho sentito dire che il generale è vivo signor conte, e la contessa sua moglie pare sia partita tempo fa per l'Inghilterra>>
<<e...il comandante Oscar...?>>
<<Non ne so nulla signore. Non si sa più nulla di Madamigella Oscar>>
Girodel temeva quella risposta.
<<Dicono che il generale Jarjayes sia come...impazzito...>>
<<Gouleme, vai in Borgogna. Torna a casa e riferisci a Robert che io...devo rimare ancora un pò qui>>
<<Ma è pericoloso! Conte vi prego, venite con me!>>
Ma Girodel non lo ascoltava più. Prese di peso l'uomo e lo aiutò a montare sul suo cavallo.
<<Vai Gouleme!>>
Diede una pacca all'animale che partì al galoppo, senza udire le invocazioni del servitore lo chiamava inutilmente.
Arrivò a Parigi, dopo qualche ora di cammino.
Il quartier generale del ministero della guerra.
Era pericoloso entrare e farsi riconoscere, ma lui doveva sapere come erano andate le cose.
Quando entrò, nessuno fece caso a lui, in fondo non indossava nessun abito che desse adito a sospetti.
Era tutto cambiato.
Si avviò verso quello che un tempo era l'ufficio del generale Bouillet.
<<Avanti!>>
La voce ovviamente era di un'altra persona.
<<Cosa vuoi, cittadino?>>
Un uomo di mezz'età, seduto al posto del generale,  si rivolse a lui in modo brusco e privo di ogni forma di educazione.
<<Sono....vorrei notizie di una persona, se potete fornirmele>>
Evitò di presentarsi. L'uomo al di là del tavolo storse la bocca in una smorfia, che forse a suo modo doveva essere un sorriso.
<<Chi sarebbe questa persona?>>
<<Una donna, Oscar Francoise de Jarjayes>>
L'uomo alzò un sopraciglio.
<<Oscar...- finse di pensarci sopra - e cosa volete sapere?>>
<<Se è  viva>>
<<Mi dispiace cittadino, non posso risponderti>>
<<E perchè di grazia?>>
<<Non posso risponderti, e ora vattene>>
<<Voglio solo sapere che fine ha fatto, dovete dirmelo!>>
Senza accorgersene si era tradito.
Non sapeva che ora tutti i "cittadini" si davano del tu, e non più del voi.
<<CHI sei, cittadino>>
incalzò l'uomo con una calma esasperante.
Al silenzio di Girodel, l'uomo si alzò dalla sedia e con fare minaccioso disse
<<TU non sei uno dei nostri, sei...uno sporco nobile!!! Presto!! Arrestatelo!>>
Quando due rozzi soldati entrarono nell'ufficio e lo presero per le braccia, Girodel ebbe la certezza che non avrebbe mai più rivisto nè sua madre, nè Gouleme, nè soprattutto Oscar.
<<Portatelo via!>>
Venne rinchiuso in una cella, in attesa di essere trasferito al Tempio.
Qualche giorno dopo un soldato gli fece visita
<<Victor Clemente de Girodel>>
si voltò, era la prima volta in quegli ultimi tempi che si sentiva chiamare col suo nome completo, era curioso di sapere che era la persona che l'aveva riconosciuto. Quando vide il volto del soldato, si ricordò di quel famoso giorno di pioggia, davanti al palazzo dell'assemblea nazionale.
<<Mi chiamo Alain Soisson, comandante Girodel, io ero...sono un soldato agli ordini di....Oscar>>
Girodel si alzò in piedi e si avvicinò alle sbarre; speranzoso gli rivolse quella fatidica domanda.
<<Allora, voi sapete dov'è Oscar!>>
<<Si, comandante....lo so>>
Dalla tristezza che lesse negli occhi di Alain, Girodel capì
<<E'..successo...alla Bastiglia....Oscar....Oscar ci stava guidando alla vittoria, quando...è stata colpita>>
Girodel cadde in ginocchio a terra.
<<Allora, è veramente tutto finito... - disse come fra se' e se' - bene,  Alain,...grazie...è tutto quanto volevo sapere>>
<<Oscar era una donna eccezionale, comandante Girodel, ha dato la sua vita per una Francia migliore..>>
Girodel sorrise amaramente.
<<Se questa è la Francia per cui lei ha dato la sua vita, se questa è quella Francia che l'ha strappata via dalle persone che l'amavano, allora non è più il posto per me. Grazie Alain, è tutto>>
Sospirando, Alain si allontanò, in fondo aveva ragione, questa non era la Francia per cui Oscar e Andrè si erano sacrificati.
<<Addio...comandante Girodel..>>
Durante la sua prigionia, Girodel scrisse molte lettere, indirizzate ai suoi servitori, lettere che non furono mai state recapitate e che furono successivamente trovate nella sua cella.
Il suo pensiero, mentre con la carretta si avviava verso il patibolo, non era per nessun'altro che per sua madre, la cui morte, insieme a quella di suo padre, gli fu comunicata per scherno da un "cittadino" a guardia della sua cella.
Ma quando fu legato alla tavola e i suoi capelli vennero tagliati con un colpo secco di coltello, non potè fare a meno di pensare a colei che aveva amato più di se' stesso.
Oscar, ora vi raggiungo, ringrazio Iddio che mi ha concesso il privilegio di amarvi.
La lama della ghigliottina pose fine ai suoi pensieri e alle sue sofferenze.
Era un imprecisato giorno di ottobre del 1792.

Fine

                                                                                                                        Alex

 

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